martedì 13 dicembre 2011

Lipopolisaccaride ed endotossina. Presentazione di Chiara Mazzola, studentessa del corso di Microbiologia Generale di Farmacia 2011

Presentazione Endotossine e Lipopolisaccaride

martedì 29 novembre 2011

Resistenza agli antibiotici e mass media

La Repubblica 19/9/2008
TECNOLOGIA & SCIENZA
L'allarme degli scienziati su Lancet: la medicina rischia di tornare indietro
Più si usano i farmaci, più diminuisce l'efficacia e si sviluppano ceppi resistenti
Arriva il batterio invincibile
è la sconfitta degli antibiotici
di ELENA DUSI


Gli antibiotici hanno cambiato il mondo. "Ma ora rischiamo di tornare a un mondo senza antibiotici" mette in guardia oggi un editoriale del British Medical Journal. Non che i farmaci stiano sparendo dagli scaffali, anzi. In Italia ogni persona ne consuma più di due confezioni ogni anno. Ma la rapidità con cui i batteri riescono a sopravvivere ai nostri medicinali è molto superiore al ritmo con cui le aziende farmaceutiche mettono a punto nuove armi. Proprio al 1998 risale il primo appello dell'Organizzazione mondiale della sanità per un uso responsabile di questi farmaci.

Dieci anni più tardi, la corsa fra camici bianchi e bacilli vede i secondi marciare a velocità superiori. "I maggiori successi della medicina moderna rischiano di venire meno. Senza l'efficacia degli antibiotici, interventi chirurgici, trapianti di organi e chemioterapia contro i tumori sarebbero impensabili" sottolinea Otto Cars, il professore dell'università di Uppsala che da una vita si occupa di antibiotico-resistenza.

L'erosione è lenta, e per questo passa inosservata. Ma ogni volta che si usa un antibiotico, alcuni batteri sopravvivono al trattamento. Il ceppo resistente si moltiplica e si rafforza in base al principio della selezione naturale. La prossima volta che l'antibiotico verrà usato per cancellare un'infezione, avrà lo stesso effetto dell'acqua fredda. Davanti al fallimento di un farmaco, l'unica strada è cercarne uno alternativo.

"Ma l'uso e l'abuso degli antibiotici - spiega Cars - coincide con un rallentamento nello sviluppo di nuove medicine". Tra il 1930 e il 1969, più di una dozzina di nuove classi di antibiotici sono entrate in produzione. Ma dal 1970 a oggi sono state individuate solo due nuove classi. E se si vanno a contare le singole etichette approvate dal sistema sanitario americano, dalle 16 del quinquennio 1983-87 si è passati alle 7 di quello 1998-2002.

Il principe dei batteri corazzati di fronte agli antibiotici, nel frattempo, viene segnalato sempre più frequentemente negli ospedali. Lo stafilococco aureo resistente alla meticillina (Mrsa) provoca vari tipi di infezioni, fra cui una grave forma di polmonite. Mentre nel 1989 i ceppi di stafilococco aureo sensibili agli antibiotici rappresentavano il 99 per cento fra tutti quelli isolati, nel 2002 ben un'infezione su due era causata invece da ceppi resistenti ai farmaci, e respingeva al mittente anche gli attacchi più veementi lanciati dai camici bianchi. I decessi negli ospedali britannici in cui Mrsa è menzionato nella cartella clinica sono passati dai 50 del 1993 a un impressionante 1600 del 2006.

I notiziari delle industrie farmaceutiche raccontano di esperimenti in corso per ricavare nuove classi di antibiotici dai bachi da seta, miele, e perfino sangue di coccodrillo. Ma nessuna di queste strade sta mantenendo le promesse. "Prendiamo le 15 aziende più grandi del mondo" prosegue Cars. "Solo l'1,6 per cento dei nuovi medicinali in via di sviluppo appartiene alla categoria degli antibiotici". Con due miliardi di passeggeri che gli aerei trasportano ogni anno attraverso il globo e la distribuzione mondiale dei cibi, poi, i batteri super-resistenti non conoscono più frontiere. E sapere che il dato del 70 per cento delle infezioni neonatali diventate insensibili ai farmaci proviene dalla lontana Tanzania non basta a tranquillizzarci.

Quando tra il 1928 e il 1929 Alexander Fleming scoprì la penicillina e diede al mondo la possibilità di rendere innocue infezioni che prima erano fatali, regalò al mondo un vero e proprio "bene collettivo". Con gli antibiotici, l'errore di un individuo viene pagato da tutti. "Ogni volta che ciascuno di noi ne consuma una dose, esaurisce inevitabilmente una frazione della sua efficacia" fa notare Cars. Basta una singola terapia sbagliata per far nascere un ceppo più resistente e farci perdere miglia nella corsa fra uomini e batteri.

Resistenza agli antibiotici e mass-media

Tra batteri e antibiotici crolla "lo spread"EUGENIA TOGNOTTI, La Stampa, novembre 2011

A quanto pare non è solo dello spread che, in questi tempi calamitosi, deve preoccuparsi l'Europa, e l'Italia in specie, in compagnia della Grecia. A quanto risulta dalle poco rassicuranti osservazioni della Commissione Ue che accompagnano il piano d'azione quinquennale varato ieri, la resistenza agli antibiotici sta diventando sempre più preoccupante, con implicazioni gravi per la salute, come raccontano i dati: 25.000 pazienti muoiono ogni anno nell'Ue a causa d'infezioni causate da batteri resistenti ai farmaci (responsabili di meningite, infezioni delle vie respiratorie, nosocomiali, sessualmente trasmesse ecc.). Il fatto è che, a furia di farne un uso inappropriato o addirittura dissennato, (nella medicina veterinaria e in quella umana) - ricorrendovi anche quando sono del tutto inutili come nelle malattie virali, prima tra tutte l'influenza - siamo riusciti - in concorso con altre cause - a far venir meno la loro efficacia. E a farne crescere la resistenza ai farmaci antibiotici, il trattamento principe contro le infezioni batteriche. Cosa che, ora, minaccia di farci tornare indietro - se persisteremo in questo irresponsabile trend - all'era pre antibiotica, quando una banale infezione batterica nascondeva un rischio mortale.

La trionfalistica certezza che la penicillina, simbolo del progresso della medicina nel XX secolo, ci avrebbe assicurato una protezione dalle infezioni, per sempre, ha fatto dimenticare o sottovalutare il potenziale pericolo di una resistenza batterica, peraltro già segnalato alla fine degli Anni Quaranta, quando era ancora difficile prevedere l'uso inappropriato degli antibiotici, divenuti resistenti a determinati antibiotici o in seguito a modificazioni genetiche. Il fenomeno rappresenta una minaccia crescente per la salute pubblica - come aveva avvertito due anni fa l'Organizzazione mondiale della Sanità - data la diffusione di batteri che hanno sviluppato l'allarmante capacità di aggirare pressoché l'intera gamma degli antibiotici di uso corrente. Mentre il bestiame è divenuto una fucina di ceppi resistenti agli antibiotici di molte specie batteriche, tra cui l’E. coli. Senza voler ricorrere a toni allarmistici, c'è il rischio che molto presto ci si ritrovi con armi spuntate a far fronte a batteri particolarmente aggressivi e pericolosi, e senza disporre di nuove strategie di ricerca e prodotti capaci di agire attraverso meccanismi completamente diversi. Del resto, basta considerare il fatto che nei tre decenni seguiti al trionfale esordio sono state messe a punto tredici diverse classi di antibiotici, ma dal 1970, non ne sono state introdotte che due. Insomma, abbiamo di fronte un mondo pieno di batteri resistenti agli antibiotici e pochi farmaci. Stando ai dati dell'Ue, nel 2010 l'Italia aveva il ben poco invidiabile primato di occupare uno dei primi posti, tra i Paesi europei - per quanto riguarda la presenza in ospedali e strutture varie - del Mrsa lo Staphylococcus aureus meticillino-resistente, responsabile di gravi infezioni sistemiche: setticemia, endocardite e infezioni da ferite e resistente praticamente a tutte le penicilline, nonché agli antibiotici della classe delle cefalosporine. Ma non basta. Perché a incombere come una spada di Damocle, qui da noi - e con un'incidenza inferiore solo a quella della Grecia - c'è anche il fenomeno della multiresistenza di un batterio Gram negativo, la Klebsiella pneumoniae - nome soave e pericolosità massima - a tre diverse classi di antibiotici di terza generazione. Ora non ci resta che seguire gli sviluppi di questo Action Plan on Antimicrobial Resistance, messo a punto dall'Europa, che affianca le iniziative per incoraggiare la ricerca di nuovi antibiotici a una serie di azioni positive, tra cui si segnalano quelle tese a migliorare la sorveglianza del consumo di questi farmaci e la divulgazione di istruzioni al pubblico sul loro uso. Staremo a vedere. Non possiamo abituarci a considerare un mondo in cui gli antibiotici hanno perso il loro miracoloso potere di farmaci-miracolo.

martedì 8 novembre 2011

Biotecnologie microbiche

Biotecnologie